Rimpasto per Puigdemont
La frattura nella coalizione indipendentista è evidente. Era iniziata con la cacciata di Jordi Baiget, reo di avere espresso dubbi sulla buona riuscita del Referendum indipendentista (illegale) del 1 ottobre 2017, e prosegue con un rimpasto di governo regionale. Ieri il governo regionale catalano ha sostituito tre nomi del suo esecutivo: Neus Munté, Jordi Jané e Meritxell Ruiz lasciano il passo a Jordi Turull, Joaquim Forn e Clara Ponsatí. Puigdemont non ha chiarito il motivo del cambio nomine, i media spagnoli dicono che siccome molti nomi dell’esecutivo non vogliono andare contro la legge e finire con una condanna del Tribunale Costituzione, avranno espresso perplessità o malumori, quindi sono stati sostituiti. Il tentativo chiaro di Puigdemont è quello di arginare la crisi che sta vivendo la coalizione indipendentista, molto malumori e dubbi, troppe incognite ed aspetti negativi legati alla dichiarazione unilaterale di indipendenza hanno portato al logoramento della coalizione.
Come hanno vissuto questo rimpasto i catalani?
Bisogna dire che questo governo regionale è stato chiamato a governare una regione spagnola, la Catalogna appunto, in realtà si è mosso sempre sul piano indipendentista, sfidando la Spagna e l’Europa tutta, creando tutta la giunta regionale al fine di costruire l’indipendenza. Il fatto di sostituire nomine sulla base della ”fedeltà” al credo indipendentista, ha fatto arrabbiare molto i cittadini della Catalogna non indipendentisti, Puigdemont viene da loro accusato di attuare purghe ed epurazioni. Anche molti cittadini catalanisti hanno accolto male il rimpasto, molti sentono odore di sconfitta.
Nel frattempo a Barcellona sono sempre meno le bandiere indipendentiste ai balconi, molte meno che qualche anno fa. Quelle che resistono, sono sbiadite.
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